Primarie 15 marzo: i risultati
Votanti: 12.888
Felice Casson 7.178 voti pari al 55,62%
Nicola Pellicani 3.147 voti pari al 24,42%
Jacopo Molina 2.573 voti pari al 19,96%
Votanti: 12.888
Felice Casson 7.178 voti pari al 55,62%
Nicola Pellicani 3.147 voti pari al 24,42%
Jacopo Molina 2.573 voti pari al 19,96%
Sabato 7 marzo 2015
alle 10:30
Incontro pubblico
organizzato da
Gruppo25Aprile e LiberaVenezia
con la partecipazione
del Senatore Felice CASSON
Scoletta dei Calegheri
Campo San Tomà, Venezia
https://www.facebook.com/events/674657879323899/
https://twitter.com/FeliceCasson/status/572761585556557824
Per preparare questo incontro, abbiamo elaborato alcune schede tematiche che verranno rese pubbliche dopo l’incontro. In particolare, al Senatore Casson intendiamo rivolgere domande e proposte sui seguenti temi:
Moderatore:
Marco Gasparinetti
Relatori:
Carlo Beltrame, Veronica Scarpa, René Seindal, Nicola Tognon, Alessandra Regazzi
Interventi:
Paolo Lanapoppi (Italia Nostra), Alice Veronese (Servizio Disabili Sensoriali della Provincia di Venezia)
Dov’è finita la persona (Sant’Antonio o Madonna o Gesù bambino, non lo sappiamo) che animava quella nicchia nella pietra? Dove sono finiti i residenti che animavano i sestieri fino a pochi anni fa, e che sono ormai scesi a quota 56.000 (Giudecca compresa)? Se “salvare” Venezia vuol dire soltanto preservare quel pezzo di muro, avremo fallito. Se la città che è anche civiltà anfibia, con i suoi abitanti e il suo stile di vita unico al mondo si riduce a conchiglia vuota non c’è grande opera che possa compensare la perdita di abitanti. Se la città continua a svuotarsi di residenti con il meccanismo perverso dei cambi di destinazione d’uso non sapremo che farcene, di un intervento “salvifico” che servirebbe soltanto a farne un palcoscenico asettico per turisti danarosi e annoiati a caccia di “selfies”.
Il 7 marzo alle 10.30 ne discuteremo pubblicamente in Campo San Tomà, alla Scoletta dei Calegheri. L’incontro è organizzato da LiberaVenezia e Gruppo25Aprile; la cittadinanza è invitata a partecipare, e con la cittadinanza chiunque abbia a cuore questa città.
All’incontro parteciperà il Senatore Felice Casson, che ringraziamo per avere accettato l’invito. Con lui e con voi discuteremo i punti qualificanti del nostro “atto costitutivo” (comunicato stampa del 4 febbraio), che qui riproduciamo per comodità di lettura:
“Quello che proponiamo è una primavera veneziana e a chi ancora ama questa città proponiamo un patto, una coalizione alla luce del sole, senza pregiudiziali ideologiche, per i prossimi 5 anni: un patto per Venezia. Cosa chiediamo?
I dati dell’esodo, nell’articolo di Roberta De Rossi:
Prologo: al quartier generale di Galleria Matteotti, una sola domanda era da giorni sulle labbra di tutti: lo varcherà, o non lo varcherà, Nicola Pellicani? Oserà, o non oserà? Non si riferivano al Rubicone ma al braccio di laguna che separa Mestre dal Lido di Venezia e le politiche dell’ACTV hanno ormai reso periglioso quanto uno sbarco in Normandia sotto raffiche di vento che vaporetti vetusti non sono più in grado di sopportare, quali fuscelli in balia dei flutti quando si rompe l’invertitore e all’orizzonte appare una Costa crociere da 130.000 tonnellate di stazza, con il rischio che ai comandi ci sia il figlio segreto di Francesco Schettino.
Vennero indi consultate le previsioni meteorologiche e quelle degli aùguri, che giurarono e spergiurarono di avere visto uno stormo di pellicani cacciare (verbo sintomatico) tutti i piccioni e i gabbiani dai tetti della città da conquistare, per poi planare trionfanti in Piazza San Marco (Palazzo Ducale) e venne pertanto deciso che lo sbarco avrebbe avuto luogo il 18 febbraio, mercoledì delle Ceneri e primo giorno della Quaresima, decisamente propizio alla lettura del brano del profeta Gioele nel quale Iddio rivolge al suo popolo il seguente richiamo alla triste realtà del bilancio comunale in dissesto: «Così dice il Signore: ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti» (Gioele, 2,12).
Ebbe così inizio lo sbarco che avrebbe cambiato il corso della Storia, quello dei fiumi e quello della Borsa: la Borsa merci di Chioggia, da sempre molto sensibile al prezzo del gasolio e alla presenza di nuove specie predatorie in laguna Sud.
Mercoledì 18 febbraio, dal nostro inviato speciale al Lido di Venezia:
Partita in incognito da Piazzale Roma sotto lo sguardo perplesso di Alessandro Gassman, dopo aver sequestrato un vaporetto ACTV grazie ad un tanko addobbato con le bandiere #chiediaNicola e #chiediaNicolaL‘IMOB (parola d’ordine: “#l’IMOB non ce l’ha, l’ha dimenticato a casa”), la spedizione che avrebbe cambiato il corso delle primarie toccava terra in prossimità di Piazzale Santa Maria Elisabetta.
Per un tragico malinteso, l’avvertimento di rito del personale di bordo (“attenti al passo”) veniva erroneamente interpretato come riferimento al passo dell’oca con cui i locali esponenti di Forza Nuova avrebbero accolto (a suon di manganellate) il figlio del deputato comunista, secondo una vox populi destituita di fondamento ma sufficiente a mettere in fuga la truppa, poco adusa alle onde spaventosamente alte della laguna, terrorizzata dalla reputazione destrorsa dell’isola e già duramente provata dalla perigliosissima traversata, nonostante le scorte di farmaci per il mal di mare e l’assistenza spirituale di ben tre cappellani militari ai quali, a titolo precauzionale, era stato richiesto di impartire l’estrema unzione al candidato Sindaco prima che mettesse piede sul vaporetto.
Resosi conto di essere rimasto solo, il nostro Eroe dimostrava uno sprezzo del pericolo pari soltanto al sollievo di aver ritrovato qualcosa di simile alla terraferma: si inginocchiava per emulare il nobile gesto di Cristoforo Colombo dopo l’analoga traversata, onde baciare il suolo in segno di ringraziamento. Quale non fu la sua delusione quando, al momento di urlare “terra! terra!” si rese conto che Piazzale Santa Maria Elisabetta era in realtà un’immensa pozzanghera che, come ben noto ai residenti, risulta allagata per 250 giorni all’anno (quando va bene) grazie alla perspicacia degli uffici tecnici comunali.. Il sollievo cedette il posto al panico: acqua ovunque, circondato dall’acqua. Che fare? Abbandonare l’impresa o cimentarsi nell’impossibile?
Fu a quel punto che, circondato dalle onde del pozzangherone alte due centimetri almeno, lo sentirono urlare singhiozzando: “riportatemi a terra, chiamate subito Ceolin, voglio tornare al Palco!”
Tornare a terra, ma come?
Abilmente sobillato dai civatiani infiltrati fra la folla, con Monica Sambo vestita alla marinara e Federica Travagnin in toga da udienza, il personale viaggiante dell’ACTV proclamava uno sciopero ad oltranza anche se non era venerdì, in spregio ad ogni nobile tradizione, ed essendo i marinai in maggioranza chioggiotti, gli osservatori più smaliziati ci videro lo zampino dell’altro candidato “forte”: Felice Casson che di Chioggia è originario.
Per convincere il personale della concorrente (ma non troppo) Alilaguna, generalmente refrattario agli scioperi, scendeva in campo il terzo candidato alle primarie: Sebastiano Bonzio con il megafono delle grandi occasioni, che rivendicava il diritto allo sciopero retribuito con premio di produzione garantito per le giornate di sciopero, accolto da applausi a scena aperta e inni a Che Guevara, con gli Inti Illimani leggermente acciaccati dai reumatismi a dargli manforte su una zattera appositamente noleggiata dagli amici di Forte Marghera.
Che fare, per rientrare a Mestre nonostante il duplice sciopero? Nuotare? Volare?
Fu a quel punto che il perfido Molina, quarto candidato alle primarie e in leggerissimo svantaggio nei sondaggi, ebbe il colpo di genio: quello che avrebbe cambiato per sempre le sorti delle elezioni e con esse quelle della Storia Patria. Appositamente istruiti dal fido Caberlotto, dal pontile del piazzale antistante arrivarono con passo felpato due taxisti d’acqua abusivi, e proposero l’indegno baratto al candidato spiaggiato in terra (anzi in acqua) ostile: “Le serve un taxi?” Gli occhi di Pellicani si illuminarono di immenso: “è il Cielo che li manda” – pensò, prima di udire l’indegna proposta a lui indirizzata dai medesimi: “Per Piazza Barche fanno 850 euro, pagamento anticipato in contanti.. o giuramento immediato di desistenza dalle primarie con dichiarazione di voto in favore del mite e buono Jaci Molina, che Dio lo benedica”.
Il povero Nicola estrasse dal portafoglio 4 carte american express fra cui una platinum placcata d’oro con diamanti incastonati, regalo del padre.. e una dozzina di altre carte di credito tempestate di murrine made in Zelarino, ma non ci fu nulla da fare: diversamente dai taxi di terraferma, quelli d’acqua notoriamente non accettano carte di credito e tanto meno le accettano quelli abusivi.
Infine si arrese all’evidenza: dura lex sed taxi lex.. l‘alternativa era fra una morte certa ed orribile nel pozzangherone di Santa Maria Elisabetta, sotto lo sguardo beffardo del benzinaio Ugo, e un accordo di desistenza in favore dell’ineffabile Molina.
Epilogo: Le Primarie del centro-sinistra persero un candidato valente, i taxisti abusivi guadagnarono un abbonamento gratis all’ACTV che presto rivendettero al mercato nero in cambio di una giacca in simil-pelle con l’effigie di Alessandro Gassman e il numero di telefono della celebre Anna, quella dei “365 giorni in movimento”, la poterono così finalmente contattare e coinvolgere (suo malgrado) nell’escursione da loro intitolata “alla scoperta gotico-romantica della laguna”, con partenza dal Molo 5 (nota discoteca di Porto Marghera) e arrivo notturno al Tronchetto. Andata e ritorno 250 euro, senza ricevuta ma con piccolo sconto per i possessori di carta IMOB.
L’appuntamento della settimana:
Venerdi alle 17.15, alla Scuola Grande di San Giovanni Evengelista, dialogo fra un candidato Sindaco e l’autore di un libro che molti di noi hanno apprezzato:
http://gruppo25aprile.org/2014/12/04/il-diritto-alla-citta/
Del libro di Settis ci sono piaciute molte cose e in particolare questo passaggio, che per noi è anche programma di Governo:
“Di un nuovo patto di cittadinanza c’è bisogno, a Venezia e non solo, sia per chi provenga da famiglie del luogo, sia per chi provenga da lontano. E un nuovo patto di cittadinanza, a Venezia, deve cominciare da un forte impegno di chi se ne sente cittadino per stimolare le istituzioni e i politici.. Far vivere la città storica, proiettarla nel futuro vuol dire elaborare nuove politiche per invertire la logica perversa dell’esodo favorendo la residenzialità dei giovani con forti incentivi anche fiscali. Vuol dire arrestare lo sfrenato riuso turistico-alberghiero degli edifici e la proliferazione delle seconde case. Vuol dire incoraggiare le attività produttive e le manifatture, sostenendo il lavoro creativo e moltiplicandone le possibilità e le occasioni. Vuol dire sancire come prima regola del gioco il diritto alla città e la priorità del bene comune”.
Di quel libro è anche stato detto che con grande lucidità evidenzia i problemi, senza però individuare soluzioni concrete.. ma il patto di cittadinanza non possiamo delegarlo ad altri, per quanto amino Venezia: quel “nuovo patto” (New Deal) dobbiamo scriverlo noi, che a Venezia viviamo e votiamo: scegliendo un Sindaco che dimostri di avere le idee chiare sul da farsi, e facendo in modo che possa contare su una squadra all’altezza del compito. Noi ci saremo, venerdi:
https://www.facebook.com/events/785616698182381/?pnref=story